uno – il corpo del condannato

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Uno - il corpo del condannato

Diametro 3,5 metri. Altezza 2 metri. Pareti in PVC.
Un vestito – un corpo – rinchiuso tra gli occhi del suo boia.

Amnesia totale e ricostruzione.

Nel vuoto di tutto una consapevolezza che torna attraverso il quotidiano, le cose: la memoria fisica al servizio di quella mentale, l’automatismo come appiglio.

Un individuo riproduce tre monodialoghi in cui cronaca e corpo sono separati.
Qualcosa di spersonalizzato che tenta il racconto.

Crediti

creazione collettiva Sotterraneo
in scena 1 performer di Sotterraneo
elaborazione drammaturgica Daniele Villa

RECENSIONI

«I Sotterraneo migliorano come il vino in cantina. Dall’iniziale 5 per una a11/10 in apnea passando per 100° C: cose di Andersen fino al Tilt di Intercity Toronto, il gruppo fiorentino, (classe ’81-’82) meglio chiamarli “collettivo”, formato da giovani attori usciti da scuole come il Laboratorio Nove, è divenuto a ragione una delle realtà più vive e creative della nuova drammaturgia. Difficili e complessi, ma anche evocativi e spiazzanti. Ti tengono incollati alla poltrona di velluto rosso. Intelligenti e fini, arguti. Sempre sorprendenti con trovate felici sintomo di ricchezza interiore e simbolo di una esigenza-emergenza ad uscire all’aperto. Adesso hanno fatto outing di consapevolezza artistica e non si possono più nascondere. Mezz’ora di energia ed emozioni. In una tenda rotonda s’agita il microcosmo del prigioniero. Dentro c’è tutto e manca tutto. Una tenda da doccia opaca, (l’Hitchcook di Psycho?) che fa vedere il fuori ma lo distorce, sgravandone i contorni, quasi un igloo o una canadese, tenda tibetana o indiana. Fumoso cerchio ovattato. Sotto si svolge la vita come messa sotto osservazione, liturgia rituale sotto al vetrino del microscopio. In una gabbia allo zoo. Ed in questo Uno proposto allo Zoom Festival 2006 (solo Iacopo Braca in scena, bravissimo, stavolta non “schiacciato” dai colleghi istrionici Claudio Cirri e Matteo Ceccarelli) viene fuori tutta la poetica e le dinamiche dei Sotterraneo: un teatro vero e stilisticamente asciutto, “sporco” di lucide emozioni che arrivano come lame affilate in corto circuiti, sudato e denso, ansante e duro, graffiante e muscolare, fisico fino all’essenza della fisicità che non sta nel gesto ma nella sua sublimazione, nell’immobilismo. La condanna arriva in egual misura sul corpo e sulla mente. Braca parla con gli “amici” impiccati: un toast, le sigarette, un pennarello, un cucciolo di peluche, la dolcezza che viene estromessa, spostata di lato, messa alla porta. Perché dentro c’è violenza. E’ violenza continua. Tutti presi all’amo nella grande vasca di pesci rossi al Luna Park. La spugna, come gli occhiali da sole da duro policeman, finisce in bocca ed il condannato vorrebbe parlare ma nessuno lo capisce, ha urla rattrappite che muoiono in gola, se ne sta con il cappuccio sugli occhi come il gobbo di Nostre Dame perché non c’è niente da vedere. Tutto è falso o meglio falsato, irreale, virtuale nei movimenti da Frankenstein, da dead man walking. Il tendone da circo lo cinge e lo protegge come una medusa dai lunghi tentacoli. Il morto che respira spara con l’annaffiatoio fino al ripercorrere all’indietro in una fast motion tutta la piece, tutta la vita. Che si ripete, che si ripete, che si ripete. Per ricordarsi di dover vivere. O soltanto sopravvivere».

Tommaso Chimenti, www.scanner.it 

GALLERY

CIRCUITAZIONE

2005

LaCittàdelTeatro – Cascina (primo studio)

2006

PiM Spazio Scenico – Milano (secondo studio)
Teatro della Limonaia – Sesto Fiorentino (secondo studio)
Short Theatre – Roma (prima assoluta)
Malafestival – Torino
ZOOM festival/Teatro Studio – Scandicci
CinemaTeatroLux – Pisa

2007

SpazioLeLune – Modena
Spazio OFF – Trani

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